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venerdì 23 novembre 2012

Quando un blog ti può migliorare la vita

Avevo in mente di scrivere questo post da molto tempo, ma le idee non erano ancora chiare e il coraggio mi mancava un po'.  Da quando ho aperto il blog molte cose sono cambiate e fortunatamente tutte in meglio. Solo ora dopo due anni mi rendo conto che aprire un blog è stato un po' come fare una piccola autoanalisi, man mano ri-conoscersi e imparare a volersi bene. Ho iniziato a postare perché mi trovavo in un momento lavorativo abbastanza statico.  Mi sono quindi messa a scrivere per avere un piccolo svago, un luogo in cui esprimersi senza dover chiedere permesso a nessuno. Alla fine è servito a me per capire cosa volevo fare, quali erano le cose di me che volevo mostrare e cosa potevo offrire. E' stato un processo lungo e non privo di sofferenze. Ho iniziato con il togliere. Resettiamo tutto e ricominciamo da capo. Le cose hanno iniziato a cambiare. Ho capito quello che potevo fare non ho avuto paura di mostrarlo. Ho chiesto, ho osato, mi sono sforzata di capire, di andare oltre il particolare e di vedere sempre ogni situazione nel suo contesto generale. In poche parole ho osato. Se ora scrivo questo post è perché ho deciso che nella vita bisogna osare. Ho sempre pensato, per educazione, per indole, per formazione, che bisognasse sempre chiedere scusa, che chiedere appunto permesso fosse sempre e comunque dovuto e dietro tutto questo sono rimasta immobile, ferma, aspettando un "Prego Avanti" che non è mai venuto. Ho detto basta. Se non rispondi, io sto lì, aspetto, ma poi richiedo permesso e mi sono anche resa conto che alcune volte non importa  proprio aspettare, se ci credi le cose le fai e poi te ne assumi tutte le responsabilità. Ho ricominciato ad amare il mio lavoro, ho migliorato i miei rapporti affettivi e relazionali in genere. Non è la ruota che gira, sono io che sono cambiata che ho deciso di lavorare su me stessa. Se qualche anno fa mi chiedevo che lavoro facessi, ora ho una risposta certa, vivo tra i libri, sono una bibliotecaria soddisfatta. E che amassi i libri si era capito, una che associa ad ogni post un consiglio di lettura ha una vita sicuramente librocentrica!! Eppure nella mia bio non riuscivo a dire che facevo la bibliotecaria. Ora invece sono talmente sicura di ciò che faccio e di come lo faccio che ho anche deciso di cambiare il titolo al post: Una mamma tra  libri e... tacchi. Perché questa scelta? Il contenuto non cambia, si tratta sempre di un storytelling blog. Però il titolo mi sembra più appropriato. Mamme con i tacchi poteva essere fuorviante, chi ci incappava sperava o pensava fosse un blog di una fashionista e invece no. Avevo usato quel titolo perché in quel momento l'unica cosa che amavo follemente erano le mie scarpe. Un po pochino, vero? Oggi con il nuovo titolo voglio comunicare che chi lo scrive ama principalmente queste cose: la famiglia (mamma), il lavoro (libri) e questo blog (tacchi).

Consiglio di lettura Codice dell'anima di James Hillman

mercoledì 3 ottobre 2012

Ambasciatrice Picci capitolo due

C'era una volta una scatola magica...
... se fosse una favola questo post potrebbe iniziare così, ma favola non è e quindi inizia così...
Vi avevo raccontato in un post precedente che ho la fortuna di essere un'ambascitrice Picci. Da qualche mese nella nostra collezione Picci è entrato a far parte un soft toys (Kenny e Zanza), che ora ha trovato la sua collocazione definitiva nel lettino di Vittoria, perché prima si è fatto un giretto al mare (utilissimo legato al seggiolone) e un pit stop nella camera di Viola (che per un po' è tornata volentieri piccina piccina).

Quella invece che continua a girovagare fuori e dentro casa è la scatola metallica che conteneva il gioco. Da subito contesa da tutti, è diventata prima porta scarpine della piccola, poi porta Barbie della grande. Ma anche a noi grandi non è certo dispiaciuta. Devo dire che L'UP in un primo momento ha fatto l'indifferente, ma poi un giorno l'ho sorpreso con la scatola in mano e quando si è accorto che lo stavo guardando ha subito detto che stava controllando di quale materiale fosse fatta.







 In questo momento se ne sta buona buona dentro il mio stipetto, ma non lo dite a nessuno...


lunedì 1 ottobre 2012

Un mattino al Marino

Alcune volte può capitare che un impegno salti e conseguentemente il programma della giornata è tutto da ripensare. Non è detto però che questo sia un male.
E' domenica mattina, dovevamo vedere degli amici, ma poi all'ultimo minuto tutto è rimandato. Che fare? La giornata è troppo bella per stare a casa e poi quando ci ricapita di essere tutti liberi per un'intera mattinata?
Abbandoniamo la campagna e ce ne andiamo a fare un giro in città. I negozi sono aperti, la piazza ospita anche un mercato straordinario. Facciamo una piccola puntatina in libreria e poi, e poi sentiamo che non abbiamo voglia di sprecare il nostro tempo saltabeccando da un negozio all'altro e cambiamo felicemente meta del nostro pellegrinaggio cittadino.
Approfittando delle Giornate Europee del Patrimonio 2012, che consentono a Pistoia la visita gratuita dei musei cittadini, decidiamo di andare al Museo Marino Marini.
Ho visitato questo museo qualche anno fa e ne sono rimasta affascinata. I cavalli, i cavalieri e le Pomone sono i temi principali di Marino, insieme al suo amore per il colore. Il museo accoglie sculture, disegni e dipinti e anche un atelier permanente per bambini e ragazzi che ospita percorsi tematici dedicati all'opera di Marino Marini. Ho scoperto, anzi riscoperto (con gli occhi del bambino) un luogo magico che permette ai bambini di entrare in contatto con il mondo dell'arte. Il laboratorio vero e proprio (che è veramente come un atelier di un pittore) è preceduto da una sala piena di colori, nella quale è possibile disegnare, giocare con la plastilina o leggere qualche libro della piccola biblioteca tutta dedicata al mondo dell'arte.
Viola è rimasta affascinata e anche noi grandi siamo usciti dal museo arricchiti e grati,  sì grati perché esistono luoghi così. Spesso si dice che in Italia non esistono luoghi che siano un'alternativa alla cultura consumistica che ci pervade ovunque, spesso è vero, ma forse qualche volta siamo anche noi a non volere cercare a non voler scoprire. Ci facciamo incantare da luoghi esotici e non ci rendiamo conto del patrimonio culturale, artistico che le nostre città possiedono. Vorrei dare un consiglio: qualche volta fate un giro per le vostre città con gli occhi del turista, meglio ancora del viaggiatore, abbandonatevi alla scoperta, vedrete le strade, i palazzi, gli alberi e perfino le persone con un occhio diverso. Da un po' di tempo sto visitando Pistoia così e ho scoperto dei luoghi bellissimi, che da turista mi avrebbero fatto innamorare  di questa città.

Consiglio di lettura Marino Marini. Il mago del colore  


sabato 14 luglio 2012

Sono un'Ambasciatrice Picci

Ebbe sì, sono un'Ambasciatrice Picci.
Ho partecipato con piacere a questa bella iniziativa che la Picci ha organizzato perché conosco molto bene i loro prodotti, li ho comprati per la prima bimba e li ho ricomprati volentieri per la seconda.
Di cosa parliamo oggi? Iniziamo a guardare e scopriamolo insieme...



La scatola è bella, di latta, satinata e Kenny e Zanza sono due personaggi simpatici e sorridenti. Ma cosa ci sarà dentro? Sono proprio curiosa.


E' un soft toys Picci della linea Kenny e Zanza. Vediamo se a Vittoria piace e scopre cos'è. Si tratta di una spirale da avvolgere alla sbarre del lettino con tanti piccoli pupazzetti appesi.

Tento di prendere il gioco morbidoso per poterlo legare al lettino, ma  Vittoria si sta divertendo e diventa difficile rubarglielo. Ride, gioca, lo morde tutto, lo lancia, lo riprende, se lo avvolge tutto addosso.
Amore, ti prego puoi rendermi il giochino? Fammi fare qualche altra foto e poi la mamma  lo lascia tutto per te.
Niente da fare. Vittoria ha trovato dei nuovi amici e non li molla.


Con un po' di fatica riesco a distrarre la piccola e posso finalmente vedere anch'io questo suo nuovo compagno di giochi.
La spirale è di un ottimo materiale (e non avevo dubbi) soffice e liscio, è facile da piegare e diventa un gioco adattarla al lettino. Faccio alcune prove e alla fine trova la sua collocazione definitiva in fondo al lettino.

I pupazzetti sono divertenti e la piccolina è felice nel vederli appesi al suo lettino. Sono tanto morbidosi ed è impossibile non giocarci insieme.



Kenny e Zanza hanno superato la prova. Il gioco è di ottima fattura, facile da montare sul lettino e la scatola che lo contiene è bella, elegante e si può riutilizzare (nella mia ho messo tutte le scarpine di Vittoria). Lo consiglierei sicuramente a chi deve fare un regalo perché si presenta molto bene.

lunedì 9 luglio 2012

Campeggiamo?

Dopo aver letto l'utimo post su Emporio 74 dedicato al campeggio mi è venuta voglia di prendere e partire, sacco a pelo, tenda e via. Ma via dove? Mare, montagna, laghi? Troppo caldo per mettersi in viaggio, e allora? E allora perché non montare la tenda in giardino? Lo spazio c'è, il barbecue pure e il bagno è sempre a disposizione. Detto fatto. Sabato pomeriggio abbiamo montato la tenda dell'UP, preso i sacchi a pelo e la nostra valigetta da picnic con tanto di tovagliette a quadretti bianchi e rossi, la piscinetta di Viola e una mega coperta da stendere a terra.
La tenda dell'UP, in quanto ex scout, ex motociclista e conseguentemente viaggiatore solitario non è che sia così tanto sciccosa, per intenderci niente fiorellini, nessun rosa, rosso, ma verde e soltanto verde e i sacchi a pelo stessa cosa, ma lui ci tiene a dire che:
"Con questa tenda e questo sacco a pelo si può arrivare fino a meno 40°
"
Mi piacerebbe vederlo a meno 40°...
A parte la monotonia cromatica, la giornata è stata veramente bella: le bambine hanno fatto il bagno nella piscina, l'UP ha montato la tenda e fatto la grigliata e io mi sono rilassata leggendo. La notte, io e la piccolina siamo rientrare in casa e la Pulce ha dormito nella tenda insieme al babbo. La mattina sono stata svegliata dalle risa festose di Viola già in piscina. Esperienza da ripetere.


Consiglio di lettura Un week-end in campeggio

giovedì 5 luglio 2012

Giochi all'aperto

Sono convinta che i giochi all'aperto riescano a stimolare maggiormente la fantasia del bambino rispetto ai giochi indoor, grazie alla scoperta, l'esplorazione, la manipolazione di materiali naturali (legno, erba, acqua, terra, sassi, ecc.) e l'osservazione dell'ambiente. Ambiente che non può essere mai uguale, cambiano le stagioni, le condizioni atmosferiche, gli odori e anche gli animali che popolano il giardino sono sempre diversi. Ma solo il bambino riesce a sviluppare maggiormente la fantasia? Direi di no. Credo infatti che anche gli adulti a stretto contatto con la natura riescano a tirar fuori il meglio, a mettere in campo quelle attitudini e qualità che spesso il lavoro, la vita domestica e la routine ci fanno scordare di possedere.
Succede allora che un nonno con abilità manuali non indifferenti si cimenti a costruire una casetta alle nipotine usando semplicemente uno scatolone e che una nonna con molta molta fantasia riesca a trovare fra le tante cose stipate nel nostro fienile delle mensole usate una volta per una scarpiera e a farne una piccola staccionata. Questo è il risultato:



Abbiamo poi riciclato uno sgabello e lo abbiamo trasformato in tavolino, il tutto poi è stato arricchito con oggetti sempre recuperati in giardino: la sedia, la cesta usata per raccogliere la frutta e così via. Viola si è subito adattata:

Anche la piccolina ha partecipato al gioco: è bastato stendere una coperta e darle qualche giochino della sorella:


Abbiamo giocato tutto il pomeriggio e in un batter d'occhio è arrivata l'ora di prepare la cena e di rimettere tutto a posto:

mercoledì 4 luglio 2012

Un momento da ricordare


Quanti sono i momenti belli che vorremmo fissare nella memoria, idelebili, incancellabili?
Quanti di questi riusciamo a preservare così come sono avvenuti, senza aggiungere o togliere niente?
Anch'io ho i miei momenti indimenticabili, sono tanti, ma non troppi e non lo saranno mai.
E' indimenticabile il giorno in cui ho sentito per la prima volta battere il cuore per un ragazzo (e ho capito che cosa fosse l'amore), l'estate del 1982, l'Italia campione del mondo e io bambina a fasteggiare in cortile con gli altri bambini, le discussioni infinite dell'età adolescenziale sui massimi sistemi, la scoperta di Proust, di Hemingway e Bukowski, del sesso e del mal di testa dopo una notte insonne passata a bere e fumare, le prime scarpe con i tacchi, la maturità, la laurea, il tocco della sua mano sulla mia, la prima vacanza da sola, il primo bagno al mare di notte, la prima litigata vera con mio padre e la conseguente voglia di scappare lontano, il giorno in cui mio marito mi ha chiesto di sposarlo e il giorno in cui ci siamo sposati, la prima volta che ho visto mia figlia quando mi hanno fatto l'ecografia, la prima volta che l'ho toccata, la gioia provata per il suo primo sorriso, la nascita della seconda figlia e il suo sguardo pieno d'amore. Ed è questo che voglio fissare qui, ora, per renderlo eterno, indimenticabile.
Io e lei nella sua cameretta, lei sul fasciatoio, la sto preparando per il bagnetto. I suoi occhi che incontrano i miei. Non parla, non può parlare ha solo poche settimane ma con il suo sguardo mi sta comunicando qualcosa: è amore allo stato puro. Mai (e dico mai) nessuno mi ha guardata così ed è riuscito a trasmettermi così tanto Amore. I miei occhi si sono riempiti di lacrime, lacrime felici e gioiose e il tempo si è fermato. Arriva l'altra bimba, ci gaurda e capisce, mi abbraccia e con aria sognante dice: “Quanto siete belle”
Questo è il mio ricordo di un momento magico: voi, io e i nostri occhi.

lunedì 18 giugno 2012

Sorpresa!

Ed eccomi qui a mezzanotte, sola soletta nel mio letto. L'Italia ha vinto e io sono felicissima perché una partita di calcio è riuscita a far andare a letto Viola da sola. Niente storie da leggere, mia cara Beatrix Potter stasera niente conigli, topi, tassi e gatti, stasera me ne sto da sola a letto e finalmente posso leggere, scrivere o dormire.
Dormire è stata la prima cosa che mi è venuta in mente, ma poi la voglia di scrivere ha preso il sopravvento.
Da dove comincio? Be' di cose ne sono successe  tante: i primi dentini di Vittoria, l'inizio del devezzamento, il batcompleanno delle piccoline (Battesimo di Vittoria e compleanno della Pulce), il soprannome che Viola ha trovato a Vittoria (Spitipia) che ci piace tanto, la festa di fine anno di Viola (che si meriterebbe un post) e la festa a sorpresa per i miei 40.
Ebbene sì ,mi sono beccata una festa a sorpresa, ma non il giorno del mio compleanno, ma due settimane dopo.
L'Uomo Perfetto ha pensato a tutto. Il giovedì riceviamo un invito a pranzo per il sabato (bene, penso io, un pasto in meno a cui pensare).
Il sabato ci sorbiamo il pranzo e verso le quattro ce ne torniamo a casa.
Qualcosa di strano a casa però c'è, la macchina dei miei e quella dei miei suoceri.
Che ci fanno a casa mia? Se i miei si sono mossi (e in un giorno di festa) deve essere successo qualcosa (perché associo sempre i miei a una catastrofe imminente? Prima o poi dovrò chiarirmelo).
In casa c'è il caos, dolci, tartine, crostini, schiacciate, biscotti e chi più ne ha più ne metta. Scopro così che l'UP ha organizzato una festa e che la santa di mia suocera ha dovuto preparare tutto.
Il giardino è stupendo, fiori ovunque, in ogni angolino tavoli e tavolinetti apparecchiati di tutto punto. Ma la sorpresa più grande è stata ritrovare i miei amici, e penso soprattutto ad alcuni con i quali ho trascorso i periodi più belli della mia vita.
Ecco anche questa è fatta, ho messo nero su bianco la grande sorpresa che l'UP mi ha fatto, così la finirà di chiedermi: ma non lo scrivi un post sulla tua festa per i 40?

Questa volta il mio consiglio di lettura è piuttosto bizzarro, ma è un libro che ho ricevuto qualche anno fa come regalo di compleanno da alcuni amici speciali:





CGDCT. Come giustamente diceva il compagno Togliatti
di Sergio Lambiase

venerdì 1 giugno 2012

Sono bigia/grigia?

Diciamolo pure, ultimamente non sono proprio al massimo. Due pupe da gestire, di cui una ancora di pochi mesi, la ripresa del lavoro, la vita domestica e la mancanza totale di vita sociale non favoriscono certamente lo splendore e la perfetta forma fisica. A tutto questo c'è da aggiungere che ho da poco festeggiato i 40.
Tuttavia non mi sento certo una da buttare, anzi!!
Eppure due miei colleghi ieri mi hanno chiamata, uno mi ha anche abbracciata e mi hanno detto Che c'è che non va? Ultimamente sei un po' bigia... (per chi non è toscano bigia sta per cupa, torva)
Ho associato subito bigia a grigia. Oddio sono grigia. Come è potuto succedere?
Naturalmente con i colleghi ho minimizzato: è solo un po' di stanchezza, la notte non si dorme, le cosa da fare sono molte e poi qui a lavoro è il solito manicomio...
Due minuti dopo sono andata in bagno e mi sono guardata allo specchio.
Oddio, chi è quella tipa grigia che mi sta guardando? Non posso essere io. Ma guarda come si è vestita, jeans e polo anonimi (blu spento, che orrore), ballerine (ebbene sì, ballerine), capelli spenti, trucco praticamente inesistente e le occhiaie, dico io, sai cos'è un correttore figlia mia e allora usalo!!
Qui bisogna correre ai ripari. Occore un piano resturo e occorre ora.
Vi terrò aggiornati nelle prossime puntate.


Consiglio di lettura Dopo il parto, bella e in forma. L'esercizio fisico, l'alimentazione, i trattamenti di bellezza di Annalisa Zocco

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giovedì 16 febbraio 2012

She's so chic!

Tardo pomeriggio, Viola sta disegnando. Improvvisamente lascia tutto e poco dopo torna con gli occhiali da sole e riprende a disegnare.

Amore, come sei bella con gli occhiali!!

Si alza in piedi sulla panca, appoggia una mano al muro e l'altra su un fianco, accavalla una gamba, piega la testa da una parte e dice:

E' vero, ma così sono bellissima!!!!!!!!!!

Ed è la risposta che ti aspetti da una tipa che la mattina appena alzata si mette il cerchietto ai capelli, che fa pollice verso se i vestiti che le ho preparato non le vanno bene, che adora i vestitini, specialmente quelli estivi così leggeri, colorati e soprattutto scollati, che ha un cofanetto pieno di collane, anelli e braccialetti ed ha una collezione di corone.
La sua passione più grande? Che lo dico a fare: le scarpe, per fortuna non con il tacco!



Consiglio di lettura Mariarosa sciccosa di  O'Connor Jane e Preiss Glasser Robin

giovedì 9 febbraio 2012

Curarsi con l'allegria

Ieri sono andata all'ospedale per effettuare l'ecografia alle anche a Vittoria.
Le ecografie vengono fatte nell'ambulatorio di pediatria: uno spaventapasseri a dimensione bambino all'entrata, sala d'attesa colorata e accogliente, poster colorati alle pareti e giochi per i bambini.
Ecco poi cosa è successo.
Si apre la porta dell'ambulatorio, tocca a noi. Una tizia ci fa entrare, nessuno buongiorno, nessun prego accomodatevi, ma si limita a dire:
- La spogli lì ("lì" sta per fasciatoio) e poi la metta qui ("qui" sta per un materassino stretto in cui posizionare il bambino di fianco).
Effettua l'eco alla prima anca. Silenzio. Io a fissare quel maledetto monitor.
Gira la bambina sull'altro fianco come un fosse un pollo sbattuto sul banco di una macelleria.
Altra eco, silenzio e io che continuo a fissare il monitor.
Si alza, scrive qualcosa al computer e io a quel punto ho chiesto se andava tutto bene.
Mentre controllava il suo iPhone mi risponde a mezza voce:
- Sì, tutto ok.
Non mi aspettavo sicuramente Patch Adams in persona a fare l'eco a mia figlia, ma un sorriso e un po' di cortesia sì me lo aspettavo.
Io credo che per tutto il personale sanitario, la gentilezza e le buone maniere non siano un valore aggiunto ma un dovere e, a maggior ragione se si ha a che fare con i bambini. E' inutile investire soldi in arredi e giochi allegri se poi ti trovi ad avere a che fare con gente svogliata e maleducata, è come scartare un regalo ben impacchettato e poi dentro la scatola non trovarci niente. Mi dispiace aver incontrato quella tizia (non mi va di chiamarla medico o tecnico o quel che sia) e mi dispiace soprattutto per i suoi colleghi, per il suo primario perché quella donna ha dato un'immagine negativa di tutto il reparto. So benissimo che ci sono persone che si danno molto da fare nella Sanità, che hanno buone idee e buone pratiche e in questi mesi ne ho incontrate parecchie, peccato che tanto lavoro spesso venga vanificato da episodi,  magari sporadici, come quello che è capitato a me ieri. Intendiamoci non si tratta di malasanità ma neanche di buona sanità, perché la cura della persona secondo me inizia proprio dal buon rapporto che il personale sanitario instaura con i propri pazienti. 







lunedì 30 gennaio 2012

Elogio della normalità

La nascita di Vittoria è stata l'occasione di vedere e rivedere amici, parenti e conoscenti. E' sempre bello aprire la casa e condividere i momenti di gioia con gli altri. Incontrarsi non è solo condivisione e spesso è inevitabile il confronto. Ed è soprattutto con gli amici che tendi a confrontarti, con le persone che ti hanno accompagnato spesso nei momenti importanti della vita, con i quali hai condiviso gioie e dolori, feste, viaggi, confidenze e pettegolezzi. Gli amici singles sono quelli che aspetto con più entusiasmo perché possiamo parlare di moda, di amori, di politica e soprattutto una volta vista la bambina e fatte le domande di circostanza (dorme, mangia, sta bene, la sorella è gelosa...) l'argomento figli viene accantonato velocemente. Quando li saluti però senti che quel mondo ormai non ti appartiene più e pensi a quanto sei fortunata ad andartene a letto alle 23 invece di iniziare a truccarti per uscire (non so se ce la farei ancora!!). Non credevo che un giorno avrei scritto una cosa del genere, diciamo che fino a qualche anno fa non credevo che sarei mai diventata mamma e invece eccomi qua con marito (non avrei neanche mai pensato di sposarmi in bianco e in chiesa) e due bimbe, a scrivere di gravidanze, parti, pannolini e rigurgiti e il bello è che mi piace davvero. Mi piace vivere con la mia famiglia normale nella mia casa normale in un posto dove tutti ci conosciamo e anche quelli che non conosci se li incontri per strada li saluti comunque. Mi piace l'asilo piccolo e di campagna di Viola, dove conosci per nome ogni bambino, ogni genitore ed ogni nonno. In una giornata come questa adoro poter scrivere in cucina davanti al camino e guardare intanto la piccola che dorme. Mi sento di appartenere a quella classe media molte volte citata a sproposito che ama la propria famiglia, che lavora, che cerca in ogni modo di far quadrare il bilancio familiare, che pensa al futuro dei propri figli mentre sta ancora costruendo il suo. Ho sempre pensato che normalità fosse sinonimo di banalità invece mi rendo conto solo oggi che riuscire ad avere una vita tranquilla richiede molto coraggio e molta determinazione e mi sento molto orgogliosa della mia famiglia banale.

P.S.: dedico questo post a Francesca perché si merita di vivere la vita più normale di questo mondo



Consiglio di lettura Libertà di Jonathan Franzen 

sabato 7 gennaio 2012

Ma non ero io la protagonista principale?

Giornata tranquilla, Viola dorme beata e l'Uomo Perfetto se ne sta sul divano con la piccolina. Mi sembra un buon momento per parlare della nascita di Vittoria, visto che tra poco è passato quasi un mese e non sono ancora riuscita a scrivere niente.

Antefatto
La data presunta del parto era fissata per il 3 dicembre. Presunta appunto. Il 3 dicembre invece sono andata all'ospedale, senza una minima traccia di contrazione, per il monitoraggio e per la visita ginecologica di routine. Troviamo un'ostetrica carinissima che si trova subito in sontonia con l'UP e iniziano a parlare di counselling, meditazione, gruppi di auto-aiuto e io mi faccio un'ora e passa di monitor!!!

Il grande giorno
Nessuna corsa in ospedale, è tutto pianificato, mi aiuteranno a far nascere la piccolina. Piccola dose di prostaglandine e le contrazioni partono alla grande. L'UP è accanto a me e mi è di grande aiuto. L'ostetrica è bravissima e anche lei entra subito in sontonia con l'Uomo Perfetto. Si complimenta per quello che sta facendo e parole testuali: "Ce ne fossero di padri così". Io vorrei intromettermi e dire ai due che non siamo lì per fare conversazione, anche perché magari avrei scelto una posizione più comoda. Niente. Arriva un'altra osterica e la prima la informa di quanto è bravo questo papà, che è un counsellor, che  dice tutte le frasi giuste per aiutarmi, che lo vorrebbero sempre un aiuto così in sala parto...
- Ecco, scusate potremmo finire questa cosa che abbiamo iniziato e poi ve lo tenete tutto per voi questo maritino perfetto?
E' quello che penso ma non ce la faccio a dirlo, sono occupata a respirare e spingere.
Arriva anche la ginecologa e riparte la solita sfilza di complimenti. Apro gli occhi e nella stanza conto 5 persone. Penso che devo essere proprio brava e che tutto il reparto è venuto a vedere questo parto da manuale (sì, lo ammetto soffro di manie di protagonismo). E invece no, sono lì per Lui. Gli fanno tutte i complimenti e alla fine si congratulano con lui!!!
Ma non ero io la protagonista principale?
Anche se mi hai rubato la scena grazie UP per esserci stato e lo ammetto mi sei stato di enorme aiuto, come sempre.